Negli ultimi anni è accaduto che molti
mercati italiani siano stati assaltati da oggetti fabbricati
apparentemente fuori dal nostro Paese. Gli italiani li hanno
osservati, li hanno comprati, provati e spesso continuano a
comprarli. Perchè quasi sempre sono prodotti di qualità pari o
superiore a quelli made in Italy e, particolare non trascurabile,
costano di meno. Spesso questi bassi costi sono possibili per il
costo del lavoro che notoriamente in Italia è più alto che altrove
(come faremmo infatti se non mantenessimo la nostra cara
burocrazia?). Le aziende italiane (imprenditori e lavoratori) sono da
allora in difficoltà. Indubbiamente gli effetti per l'economia
italiana sono negativi. Vi sono riflessi sul destino di imprese che
devono chiudere e sul mantenimento della relativa occupazione. Dove
qualcuno ci perde, qualcun altro ci guadagna: il consumatore può
acquistare oggetti d'uso a un prezzo più favorevole, venditori
stranieri in Italia più o meno clandestini hanno la possibilità di
sbarcare il lunario e prosperano gli affari di quegli italiani che
forniscono queste merci prodotte all'estero (o in Italia a condizioni
da Terzo Mondo) ai venditori stessi.Nella misura in cui certa
criminalità organizzata controlla questi traffici, è ovvio che vi
sia una sua compartecipazione ai profitti. Chi lavora nelle fabbriche
di questi oggetti vive una realtà double-face : da una parte è
sfruttato e sottopagato, rispetto agli standard occidentali.
Dall'altra ha compiuto un passo avanti sulla strada dell'uscita dalla
fame e dalla povertà, perchè, anche se è triste dirlo, avere un
lavoro e una magra retreibuzione è sempre meglio che non averlo. Chi
si scandalizza per queste affermazioni evidentemente non ha mai
provato effettivamente la fame, la povertà, la
disperazione.Sottolineamo il particolare che vorremmo non sfuggisse.
Non sempre e non più la produzione avviene all'estero ma ciò si
verifica anche in Italia. Chi impedisce di farlo? Nessuno, quasi,
poiché i controlli non vengono fatti da alcuno, se non , nei limiti
del possibile, dalle forze dell'ordine, che non finiremo mai di
ringraziare. Sull'operato del resto della PA è meglio che stendiamo
un velo pietoso (non certo per colpa degli addetti ma
dell'organizzazione che nel pubblico colpisce e penalizza chi
vorrebbe lavorare).
Per gestire questa situazione da anni
c'è un intenso impegno degli organismi europei e una attività
costante delle associazioni imprenditoriali. In verità senza molti
risultati. Lo sviluppo , un certo tipo di sviluppo, sia produttivo
che commerciale, non lo puoi bloccare con i cartellini, così come è
inarrestabile il fenomeno migratorio con impronte digitali o flussi o
permessi di soggiorno dati col contagocce.
Ci dispiace per gli imprenditori delusi
ma spesso i tarocchi sono quelli prodotti dalle loro italianissime
fabbriche (per vlucrare sul costo dei materiali) e non da quelle dei
poveri sfruttati. Dimenticano poi un particolare: che il consumatore
(ma il mondo potremmo dire) è stanco di sopportare il costo
derivante dal mantenimento di privilegi da parte del commercio
vecchio tipo. Stiano tranquilli che se saranno in grado in futuro di
fabbricare prodotti di valore a un prezzo giusto la gente li
acquisterà senza andare a vedere il cartellino. E crediamo che la
stessa cosa già faccia, per risparmiare, il commerciante che un
minuto prima si è lamentato delle chincaglierie cinesi. Così come
sua moglie, quando va a fare la spesa. Ciò sempre che si scelga di
vivere in una società libera, anche commercialmente. Avete voluto il
capitalismo? Bene, lo stesso prevede che quando uno non sia più
capace di fare un mestiere, lo cambi. Avete voluto una società
liberale, con regole da rispettare per una migliore convivenza? Avete
sempre rispettato queste regole?No? La stessa cosa la stanno facendo
ora altri abitanti dell'Italia e altri Paesi. Adesso, speriamo,
capirete come è fastidioso vivere in un posto dove ognuno, come voi
da tanto tempo, fa un po' quello che gli pare! Certo noi non possiamo
pagare un paio di scarpe il triplo solo perchè voi possiate
mantenere le vostre ville, amanti e macchinone. Quindi andate a
produrre in Cina e andate a fare concorrenza ai cinesi, se ci
riuscite. Prima o poi verranno in Italia imprenditori e commercianti
stranieri più bravi di voi che (senza aiutini) sapranno mettere a
frutto quello che nessun Paese al mondo ha: i mestieri e le abilità
di tanti lavoratori italiani.
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