Tratto da http://www3.varesenews.it/
“”””””””””Busto
Arsizio
Leader del catering e del lavoro nero, 14 denunciati
Le Fiamme Gialle
di Gallarate e la Procura di Busto hanno fatto luce su un sistema di
società di catering e facchinaggio che fornivano servizi di
ristorazione di alto livello, ma reclutavano e pagavano i lavoratori
in nero
Feste vip, la settimana della moda,
grandi eventi, cene eleganti a San Siro, matrimoni nei luoghi più
esclusivi: questi erano gli appuntamenti per i quali fornivano il
loro servizio cinque società di catering e 4 cooperative di
facchinaggio risultate evasori totali e centrali dello
sfruttamento del lavoro nero, scoperte dalla Guardia di
Finanza di Gallarate e dal sostituto procuratore della
Repubblica di Busto Arsizio, Francesca Parola. I
risultati dell'operazione "Wild Catering"
sono stati presentati questa mattina nella sala riunioni degli uffici
di largo Giardino dal procuratore facente funzioni Eugenio
Fusco, dal comandante provinciale delle Fiamme Gialle
Antonio Morelli e dal capitano Paolo Pettine
della Compagnia di Gallarate (alla sua ultima
indagine prima di trasferirsi a Roma, ndr). I numeri snocciolati
dal capitano svelano la grandezza del giro d'affari: oltre 2100
lavoratori impiegati irregolarmente, 70 milioni di
euro sottratti al fisco, beni sequestrati per un
valore di oltre 3,5 milioni di euro, 14 persone
denunciate.
L'indagine è partita da un articolo che raccontava l'esperienza di un lavoratore di una delle cooperative di facchinaggio: «In quell'articolo il lavoratore denunciava l'esistenza di un'organizzazione di caporali che sfruttava il lavoro di persone bisognose nella zona del Basso Varesotto - ha spiegato il comandante Morelli - da lì abbiamo avviato l'indagine condotta dagli agenti di Gallarate in maniera impeccabile». Da quella denuncia si è scoperto che i caporali in provincia di Varese erano tre e attorno a loro gravitavano almeno un centinaio di persone che venivano chiamate per lavorare in queste occasioni mondane tra la provincia di Varese e quella di Milano. I lavoratori venivano pagati in nero dalla società di catering circa 12 euro l'ora, di questi 2 euro all'ora andavano al caporale oltre ad una sorta di pizzo di 5 euro giornaliere per quello che nel sistema veniva definito "diritto di chiamata". Un lavoratore che lavorava 10 ore, quindi, incassava 120 euro e ne girava 25 allo sfruttatore.
L'inchiesta ha svelato un sistema molto articolato e ampio. Le verifiche fiscali sulle cooperative di facchinaggio ha permesso di scoprire che, a capo delle società, vi erano nullatenenti o stranieri (in particolare cingalesi, ndr) e che queste avevano una vita media inferiore ai due anni per evitare verifiche fiscali. Ogni anno e mezzo, quindi, la cooperativa veniva chiusa e riaperta con un altro nome in modo da sfuggire ai controlli. L'imponibile evaso è risultato consistere in 56 milioni di euro mentre 11 sono i milioni di euro di Iva evasa. Le società hanno tutte sede a Milano e ora sono oggetto di ulteriori verifiche da parte della Procura di Milano. Oltre all'evasione fiscale le Fiamme Gialle hanno anche contestato il nuovo reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, introdotto a settembre 2011. Infine vale la pena sottolineare i sequestri effettuati: immobili di pregio a Milano, beni mobili e gioielli di grande valore per un ammontare complessivo stimato in 3,5 milioni di euro. Anche così venivano spesi i soldi sottratti al fisco e sulle spalle delle tante persone che vivono ai margini del mercato del lavoro.
L'indagine è partita da un articolo che raccontava l'esperienza di un lavoratore di una delle cooperative di facchinaggio: «In quell'articolo il lavoratore denunciava l'esistenza di un'organizzazione di caporali che sfruttava il lavoro di persone bisognose nella zona del Basso Varesotto - ha spiegato il comandante Morelli - da lì abbiamo avviato l'indagine condotta dagli agenti di Gallarate in maniera impeccabile». Da quella denuncia si è scoperto che i caporali in provincia di Varese erano tre e attorno a loro gravitavano almeno un centinaio di persone che venivano chiamate per lavorare in queste occasioni mondane tra la provincia di Varese e quella di Milano. I lavoratori venivano pagati in nero dalla società di catering circa 12 euro l'ora, di questi 2 euro all'ora andavano al caporale oltre ad una sorta di pizzo di 5 euro giornaliere per quello che nel sistema veniva definito "diritto di chiamata". Un lavoratore che lavorava 10 ore, quindi, incassava 120 euro e ne girava 25 allo sfruttatore.
L'inchiesta ha svelato un sistema molto articolato e ampio. Le verifiche fiscali sulle cooperative di facchinaggio ha permesso di scoprire che, a capo delle società, vi erano nullatenenti o stranieri (in particolare cingalesi, ndr) e che queste avevano una vita media inferiore ai due anni per evitare verifiche fiscali. Ogni anno e mezzo, quindi, la cooperativa veniva chiusa e riaperta con un altro nome in modo da sfuggire ai controlli. L'imponibile evaso è risultato consistere in 56 milioni di euro mentre 11 sono i milioni di euro di Iva evasa. Le società hanno tutte sede a Milano e ora sono oggetto di ulteriori verifiche da parte della Procura di Milano. Oltre all'evasione fiscale le Fiamme Gialle hanno anche contestato il nuovo reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, introdotto a settembre 2011. Infine vale la pena sottolineare i sequestri effettuati: immobili di pregio a Milano, beni mobili e gioielli di grande valore per un ammontare complessivo stimato in 3,5 milioni di euro. Anche così venivano spesi i soldi sottratti al fisco e sulle spalle delle tante persone che vivono ai margini del mercato del lavoro.
11/07/2013
Ci
complimentiamo con la Guardia di Finanza di Gallarate e con la
Procura della Repubblica di Busto Arsizio per questo grande risultato
della loro attività. Loro hanno il compito di reprimere questi
fenomeni e lo fanno in maniera eccezionale.
Ma
prima della repressione dovrebbe esserci la PREVENZIONE che, nel
nostro Paese, riguardo alle Cooperative è organizzata prevedendo che
in teoria ogni due anni una ben determinata Amministrazione, il
MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO, avrebbe il dovere, tramite
revisori statali appositamente abilitati, di visitare ogni
cooperativa e di esaminare la regolarità del suo funzionamento.
Se
ci fosse stata questa prevenzione, molto probabilmente,quei 67
milioni di euro relativi a questa vicenda a quest'ora sarebbero nelle
casse dell'Erario e non in mano a dei delinquenti.
Anche
uno sciocco quindi capirebbe che chi non effettua questa prevenzione
o ne ostacola l'espletamento provoca DANNO ERARIALE PER CENTINAIA DI
MILIONI DI EURO
Il
Ministero, da anni, ha a disposizione per questa attività dei
funzionari statali che provengono per lo più dal Ministero del
Lavoro e, solo di recente, anche dall'Agenzia delle Entrate e dallo
stesso Ministero dello Sviluppo Economico.
Chi
volesse farsi una cultura sulle vicende di questa vigilanza (che ha
mille problemi e che è stata sempre ostacolata ) potrebbe scorrere i
numerosi articoli che abbiamo prodotto. Quindi non intendiamo tediare
ulteriormente i lettori non interessati.
L'opinione
pubblica deve sapere che , nel silenzio complice di tutte le
organizzazioni sindacali del Ministero dello Sviluppo Economico,
anche la poca prevenzione finora fatta rischia di sparire del tutto.
Abbiamo
letto, inorriditi, il seguente passaggio di un documento sindacale
CGIL che qui riportiamo:
“””””””””Oggetto:
comunicato contrattazione 12 giugno
2013
[cid:image002.jpg@01CE7104.66D05420]
Ministero dello sviluppo economico
COMUNICATO FP CGIL
RIUNIONE DI CONTRATTAZIONE 12 GIUGNO 2013 Revisioni cooperative
L’Amministrazione fornisce l’informativa in merito alla
programmazione dei prossimi quattro corsi di aggiornamento per
revisori di cooperative, destinati al personale della periferia, che
si svolgeranno tra luglio e ottobre.[cid:image002.jpg@01CE7104.66D05420]
Ministero dello sviluppo economico
COMUNICATO FP CGIL
Quanto alla formazione di nuovi ispettori, è in programma un corso destinato al personale MISE centrale per complessivi 30 posti, di cui 15 sarebbero riservati al personale già nella graduatoria 2011, e 15 al personale della DG PMI Enti cooperativi. L’Ufficio formazione prevede la possibilità di realizzare altri corsi fino all’esaurimento della graduatoria 2011, che attualmente consiste di 77 persone.
Un altro corso, per le sedi periferiche, dovrebbe partire, previa emanazione della relativa circolare, il 23 settembre.
Le OO.SS. evidenziano la necessità di risolvere l’annosa problematica legata alle funzioni ispettive: l’avvalimento con il Ministero del Lavoro e l’Agenzia delle entrate impedisce al MISE di gestire la competenza in piena autonomia e di effettuare una adeguata programmazione del lavoro. Occorre quindi un intervento forte del Gabinetto allo scopo di porre termine all’avvalimento e ricondurre la competenza in toto all’interno del Ministero.
Le OO.SS. ritengono pertanto di approvare al momento il solo svolgimento dei corsi di aggiornamento, subordinando l’approvazione dei corsi per nuovi revisori all’impegno dell’Amministrazione di ottenere dai vertici politici la progressiva cessazione dell’avvalimento e una seria programmazione della formazione 2013-2014, con la garanzia di esaurire la graduatoria ancora vigente.”””””””””
In pratica una organizzazione sindacale (e le altre, perchè non hanno nulla da dire, sono d'accordo?) chiedono (evidentemente per logiche burocratiche interne a una specifica Amministrazione che nulla hanno a che vedere con l'interesse pubblico) l'esclusione dall'attività di vigilanza degli Ispettori provenienti dal Ministero del lavoro e dall'Agenzia delle Entrate .
Chiedono che l'attività di revisione sia svolta dai soli dipendenti del Ministero dello Sviluppo Economico lasciando, di fatto, molte aree del paese scoperte e così facendo indebolendo notevolmente l'azione di controllo.
Alcuni avanzano il dubbio che questa operazione sia strumentale al passaggio della vigilanza sulle cooperative dallo Stato ai privati, cioè alle Centrali Cooperative che già oggi, in una situazione di mostruoso conflitto di interessi, sono incaricate della vigilanza nei confronti delle loro aderenti. Ossia, ogni 2 anni viene in cooperativa un ispettore pagato dalla cooperativa stessa attraverso il contributo versato alla propria associazione. Figuriamoci che tipo di vigilanza ne possa scaturire.
E' per questo che sollecitiamo sia gli ispettori stessi che il personale e i sindacati interni delle rispettive amministrazioni, i lavoratori delle cooperative , sia i politici che e la parte più sensibile della magistratura a monitorare attentamente la situazione e a intervenire, se necessario, per stroncare sul nascere questo attentato alla funzionalità dell'attività di vigilanza.
ALP-AGL Ispettori di Società Cooperative
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