Muore di tumore a 56 anni, per l'Inps
può lavorare e
non merita la pensione
Arriva in novembre l'esito della visita di marzo:
Michelina è già
deceduta, per l'istituto è in grado di camminare: «Presi in
giro»
di Paolo
Calia
TREVISO - Assalita dal tumore, fiaccata
dalla chemioterapia, costretta
in carrozzina per evitare di cadere: per l'Inps però quella donna trevigiana, ex parrucchiera, così debilitata è invece in grado di camminare e lavorare e quindi non meritevole di una pensione d'invalidità. Ma c'è di più: l'esito della visita davanti alla commissione medica fatta a marzo è arrivato ieri, 7 novembre, a cinque mesi di distanza dalla morte e dal funerale della diretta interessata. Una vicenda paradossale ma, purtroppo, estremamente reale. La protagonista è Michelina Bruschetta, morta il 18 giugno a 56 anni. Nata a Castelfranco, residente a Silea ma conosciutissima a Treviso dove per 34 anni, assieme alla sorella Ivana, ha gestito un salone da parrucchiera. Tre anni fa le viene diagnosticato il tumore: mesotelioma pleurico. Una forma particolare, legata alle polveri d'amianto presenti, un tempo, in molti prodotti utilizzati dalle parrucchiere. Michelina è costretta a lasciare il suo lavoro. Un anno e mezzo fa anche Ivana si ritira, vende l'attività e si dedica alla sorella. Inizia il calvario tra dottori, ospedali e mille carte da firmare. L'avvocato trevigiano Sossio Vitale riesce a far ottenere a Michelina le agevolazioni previste dall'Inail per chi è colpito da malattie professionali. Poi le due sorelle si rivolgono all'Inps per l'accompagnatoria prevista per gli invalidi al 100 per cento. «Abbiamo sempre pagato tutto, osservato tutte le leggi. Sinceramente mi sento presa in giro», dice Ivana che ieri mattina ha ricevuto dall'Inps la risposta alla domanda fatta a marzo. Ovviamente la pensione d'invalidità non serve più a nessuno. Non è questo a ferire ma le motivazioni con cui i medici hanno bocciato la richiesta: «La commissione medica superiore riconosce l'interessato non invalido». Spiegando che la patologia non è "invalidante" e che la capacità lavorativa "non è ridotta". In poche parole: Michelina, attaccata dal tumore e debilitata dalla chemioterapia, costretta a muoversi in sedia a rotelle per non stancarsi troppo, per l'Inps poteva lavorare e camminare. Vitale osserva sconsolato: «Purtroppo seguo anche altri casi del genere. Capisco l'esigenza di tagliare i costi, ma parliamo di un malato oncologico morto nel giro di tre mesi, che si muoveva in carrozzina e considerato, invece, in grado di camminare. Per i malati di questo tipo la pensione dovrebbe essere riconosciuta almeno durante il periodo della chemioterapia». |
Giovedì 08 Novembre 2012 - 09:07 Ultimo aggiornamento:
09:59""""""""""
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COMMENTO ALP-AGL Il fatto è increscioso e purtroppo, nonostante quanto si possa pensare, non strettamente legato alla spending review ma al modo di essere, da diversi anni, della Pubblica Amministrazione in Italia. La quale sta arrivando al capolinea. I cittadini la mantengono con un elevatissimo carico fiscale ma, invece di ottenere delle prestazioni ne ricavano, come suol dirsi in termine sportivo, delle "controprestazioni". Ossia: paghiamo e non solo non abbiamo benefici ma addirittura dei danni.E' catastrofismo? Non lo sappiamo. Basta fare però un sondaggio tra i cittadini e tutti immaginiamo cosa essi risponderanno. In Italia abbiamo una burocrazia colossale, dirigenti strapagati, impiegati pagati con stipendi da fame, soldi destinati alle risorse materiali che partono dal contribuente e , a causa della corruzione, arrivano in minima parte alla loro destinazione. Se ragionassimo su qualsiasi Ministero o Pubblica Amministrazione ci accorgeremmo della sostanziale inutilità di gran parte delle funzioni in teoria svolte. Molti Ministeri ed Enti cioè creano per lo più problemi a chi vuole vivere e lavorare, più che soluzioni.Sia perchè le leggi sono fatte male e ripetitive, sia perchè le stesse vengono violate e aggirate impunemente da chi può. Arriverà il momento , tra poco, che il cittadino si ribellerà una volta per tutte e si rifiuterà di pagare ancora per mantenere questo sconcio. Allora noi diciamo: no, una Pubblica Amministrazione è indispensabile che esista e funzioni soprattutto per i più bisognosi. E' necessario che chi lavora in buona fede al suo interno conservi il posto di lavoro e guadagni di più. Ma per realizzare ciò è urgente che la pulizia parta dal suo interno. Ogni lavoratore pubblico deve diventare controllore di ciò che gli avviene intorno e denunciare, anche avvalendosi di sindacati (veri, quindi ne sono rimasti pochi) che lo tutelino in maniera anche dura, senza guardare in faccia a nessuno. Per altri comportamenti ormai è tardi. Non salveranno la Pubblica Amministrazione nè l'omertà, nè la connivenza nè il collaborazionismo sindacale (magari mascherato da concertazione) adeguatamente ricompensato dai centri di potere dirigenziali.Svegliamoci e impediamo ai nostri nemici di portare il Paese allo sfascio.Altrimenti noi lavoratori pubblici rischieremmo, per opera di costoro, di perdere tutto: occupazione per noi stessi e servizi per la cittadinanza la quale a un certo punto dirà:"bene, caro Stato, se i soldi che ci trattieni te li mangi, allora lasciaceli e vattene al diavolo. Almeno potremo comprarci, nei limiti del possibile, quanto ci serve dai privati. Sempre meglio che buttarli via affidandoteli".Il resto sarà compito della politica e l'augurio che noi possiamo fare è solo che si cerchi di scegliere per il meglio a chi affidarci in futuro. |
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